PSICOLOGIA - OLTRE FREUD


Freud raccolse intorno a sé un gruppo di medici che condividevano il suo approccio e cominciarono a lavorare applicando il suo metodo.

Il lavoro iniziò nell'autunno del 1902, ogni mercoledì sera a casa di Freud. Il suo obbiettivo era quello di costruire una teoria coerente e condivisa, che allontani il rischio di interpretazioni devianti.

Nel 1915 pubblicarono l'opera Metapsicologia una raccolta di saggi che tenta di dare una sistematizzazione teorica alla disciplina.

La teoria freudiana si diffuse in più paesi europei e nel 1908 si tenne il primo congresso di psicoanalisi a Salisburgo e cominciarono a crearsi comunità psicoanalitiche. Nel 1910 prese avvio la Società psicoanalitica internazionale.

Ben presto emersero contrasti e posizioni differenti portando a più scissioni vissute come veri e propri tradimenti. Il movimento si disperse nel periodo della Seconda guerra mondiale, ma si ricostruirà diventando un importante riferimento per la cultura occidentale.

 

Alfred Adler (1870-1937), psichiatra austriaco, fu il primo ad allontanarsi dalla Società psicoanalitica.

Riteneva fondamentale considerare gli elementi sociali nell'esperienza dell'individuo. 

VOLONTÀ DI POTENZA/AFFERMAZIONE= la volontà dell'individuo di compensare e ribaltare il senso di inferiorità durante lo sviluppo individuale.

Questa aspirazione va intesa come spinta alla realizzazione di un sè creativo.

 

Adler considera la nevrosi come un'accentuazione del senso di inferiorità, nella quale prevale la dimensione individuale su quella collettiva.

La sua strategia terapeutica si focalizza sulla dimensione cosciente e prevede un confronto diretto tra terapeuta e psicoanalista. In questa libera discussone il paziente è rieducato alla relazione sociale e alla conciliazione delle aspirazioni individuali e alle esigenze sociali.

 

Carl Gustav Jung (1875-1961) ha molte differenze con Freud nella concezione dell'inconscio, della struttura della personalità, nell'interpretazione dei sogni e nella concezione di terapia.

L'ambiente religioso in cui è cresciuto esercitò un notevole influsso sulle sue teorie, che utilizzarono contributi tratti dalle religioni e filosofie orientali.

È maggiormente legato alla tradizione romantica tedesca.

L'obbiettivo dell'analisi junghiana è aiutare l'individuo nel suo percorso di realizzazione di sé.


La concezione junghiana vede lo sviluppo individuale intersecarsi con quello dell'umanità: ogni individuo contiene in sé tracce delle esperienze passate degli esseri umani, che fanno parte del suo inconscio.

Secondo Jung, lo sviluppo individuale avviene in modo completo se contempla un percorso nella profondità della psiche alla ricerca dei contenuti inconsci dell'individuo e della collettività.


LIBIDO= l'energia vitale presente anche, ma non solo, nella pulsione sessuale.

Nel processo evolutivo individuale si evidenzia un contrasto tra le esigenze pulsionali e la necessità di prendere le distanze da esse.

 

ATTIVITÀ SIMBOLICA= l'energia psichica che trasforma le pulsioni in manifestazioni simboliche e culturali.

SIMBOLO= esprime ciò che non riesce a essere espresso con la parola.

INCONSCIO= contiene una parte individuale e una collettiva, che contine le traccie del passato umano.



ARCHETIPI= immagini primordiali universali
presenti nell'inconscio collettivo
. I principali sono:

- la Madre;

- la Nascita;

- l'Eroe;

- il Fanciullo;

- il Vecchio;

- l'Animale.

 

Tali immagini sono prive di contenuto, sono inconsce. Acquistano contenuto grazie alle esperienze che facciamo nella vita quotidiana. 

Non esiste un'esperienza umana se non c'è una preparazione soggettiva, cioè una struttura psichica innata. Così gli archetipi sono congeniti, come disposizioni psichiche.

 

Alcuni archetipi diventano parte della struttura della personalità:

- anima= costituisce le componenti femminili nella personalità maschile (sensibilità e intuizione);

- animus (lat. "coraggio")= parte maschile nella personalità femminile (forza, determinazione e intraprendenza);

- persona (lat. "maschera")= l'immagine pubblica dell'individuo, un complicato sistema di relazioni fra la coscienza individuale e la società;

- ombra= componente psicologica irrazionale, istintiva, animalesca. Rappresenta le tendenze istintive, che devono essere tenute sotto controllo ma sono portatrici di energie creative.


Jung distingue due orientamenti principali nelle modalità di atteggiamento nei confronti del mondo esterno e interiore:

- estroversione= dirige la sua libido verso il mondo e le attività esterne;

- introversione= dirige la sua libido verso il proprio mondo interiore.

Non esisitono in senso assoluto, ogni individuo tende prevalentemente verso uno dei due atteggimenti.

 

A questa distinzione si accompagna l'individuazione di quattro funzioni psicologiche che caratterizzano l'individuo:

- pensiero= funzione razionale, che ci permette di capire la realtà;

- sentimento= funzione razionale, che ci rivela se qualcosa è piacevole o spiacevole;

- sensazione= funzione irrazionale, che corrisponde alla percezione sensoriale (ci dice che le cose esistono);

- intuizione= funzione irrazionale, che ci indica la provenienza e il fine di una cosa.


Jung concepisce la vita psichica come conflittuale, ma tale conflitto può essere sanato.

Lo sviluppo individuale è un processo nel quale i contenuti inconsci possono essere integrati nella coscienza e le varie componenti della personalità si armonizzano.

 

lo scopo è la relizzazione del Sé

 

= archetipo dell'identità, nucleo centrale della psiche.

INDIVIDUAZIONE= il processo che porta alla realizzazione del Sé.

La realizzazione del Sé si tratta di un obbiettivo comune a tutti, ma che in pochi finiscono (Cristo, Buddha).

Un momento cruciale di questo cammino arriva intorno ai 40 anni dove l'uomo oltre a un obbiettivo naturale (crescere i figli), ha un obbiettivo culturale (realizzazione spirituale).

La massima di Jung è "diventa chi tu sei": sviluppare la capacità di scelta e di autodeterminazione.


NEVROSI= risultato di un conflitto con l'ambiente circostante, il soggetto non riesce ad adattarsi alla realtà e non è in grado di controllare i complessi, che arrivano a dominare la vita del soggetto.

COMPLESSO= insieme di sentimenti, rappresentazioni, ricorsi, pensieri che si riuniscono nell'inconscio e sono dotati di una forte carica emozionale. Influenzano comportamenti e idee del soggetto (es. inferiorità, paterno, erotico).

TERAPIA= mira al recupero dei contenuti inconsci, per ottenere indicazioni sulla via da seguire per proggettare il proprio futuro. L'obbiettivo è la ripresa del processo di sviluppo.

L'analista costruisce un rapporto partecipativo con il paziente. Il suo compito è quello di far recuperare al paziente le immagini archetipiche inconsce, per integrarle nella coscienza.


SOGNO= espressione dell'inconscio, sotto forma di immagine simbolica. Esprime le caratteristiche dell'inconscio, per questo si presenta caotico.

Jung non distingue in contenuto latente e manifesto, perchè quest'ultimo è il sogno stesso. Di conseguenza non è necessario il lavoro scrupoloso di Freud per farne l'interpretazione.

La sua funzione principale è quella di aiutare il soggetto a ristabilire un equilibrio.

Nei sogni sono presenti immagini che si ritrovano anche in riti primitivi e miti e rimandano agli archetipi. Fornisce elementi per capire come si è originata la nevrosi, come si svilupperà e può dare indicazioni terapeutiche.

La visione teologica, l'aspirazione alla totalità e una dimensione più mistica di Jung portano a proporre la terapia come un ideale positivo di perfezionamento, lontano dalla normalità borghese e dai limiti dell'ambulatorio e del rapporto interpersonale.


Wilhelm Reich, medico e psichiatra, cercò di coinciliare psicoanalisi e marxismo.

Riprende alcuni importanti elementi della teoria freudiana e li inserisce in una visione più ampia che comprende fattori storici, economici e politici.

Voleva rendere la terapia, non solo per le classi benestanti, ma anche per le classi popolari

Lavorando presso i centri di igiene sessuale si rese conto della "miseria sessuale di massa" (testimonianze di insoddisfazione sessuale, aborti clandestini, perversioni).


Individua una stretta correlazione tra repressione sessuale e repressione sociale: la repressione sessuale, effettuata dalla famiglia borghese autoritaria, produce comportamenti passivi, acritici, di sottomissione all'autorità.

La società utilizza la repressione sessuale, attuata dall'autorità paterna, per formare un carattere individuale che sia tale da soddisfare le esigenze delle classi dominanti, che vogliono conservare un sistema borghese capitalistico.

Ciò può accadere grazie a una predisposizione mentale del proletariato alla sottomissione all'autorità. Questo spiega, per esempio, l'adesione ai regimi totalitari della prima metà del Novecento.

 

Reich analizza fenomeni sociali e politici, non solo a un punto di vista storico, ma anche psicologico.

Nella sua concezione, lo sviluppo è strettamente legato al tema della sessualità: uno sviluppo equilibrato dipende dal conseguimento della capacità di raggiungere in modo pienamente soddisfacente l'orgasmo, chiamata potenza orgastica.

Reich propone una rivoluzione sessuale, che permetta a tutti di vivere liberamente secondo i propri impulsi, senza sottostare alle rigide regole sociali. Ciò condurrà a una equilibrata vita sessuale e una conseguente estinzione delle perversioni.


Reich attribuisce a Freud il merito di avere sottolineato l'importanza della sessualità per la vita psichica individuale, ma crede che la nevrosi nasca proprio dalla repressione pulsonale e dalla rinuncia alla sessualità genitale. 

 

Nella sua visione, la natura dell'uomo è sana e tende alla felicità. Gli impulsi agressivi sono derivati dalla repressione sessuale. 

I problemi della civiltà analizzati da Freud vanno, quindi, inseriti nel sistema capitalistico: lo sfruttameto dell'uomo sull'uomo pone le condizioni del'infelicità umana.

Ipotizza la presenza di una corazza caratteriale nell'individuo: una corazza difensiva creata dall'accumulo di energia non scaricata, che può formare dei blocchi energetici che si "materializzano" nei muscoli e nei tessuti. 

Nella terapia non lavora più esclusivamente con la parola: si avvicina al paziente, lo tocca, lo massaggia, lo fa muovere. L'oggetto della cura è il carattere nevrotico e non il sintomo.

 


Erich Fromm
(1900-1980) ritiene che lo sviluppo individuale sia in stretta correlazione con il contesto sociale, politico ed economico.

Fece parte della Scuola di Francoforte, la quale cercò di creare una teoria critica della società, sulla scia del marxismo.
 
Una visione collettiva non è però sufficiente per analizzare la società criticamente. Occorre tenere conto delle dinamiche psicologiche individuali.

 
 
Sono significativi i suoi studi sull'autoritarismo, il ruolo della famiglia come veicolo dell'autorità sociale e sulla tendenza dell'individuo a rinunciare alla propria indipendenza, in modo acquistare la forza che manca al proprio Essere. 
 
La famiglia ha un ruolo particolarmente importante nella repressione sessuale dei figli: attraverso la repressione essi introiettano la figura dell'autorità accettando l'ordine sociale.
 
 
Uno sviluppo individuale equilibrato significa riuscire a soddisfare i bisogni radicali dell'uomo: creare relazioni soddisfacenti, esprimere la propria creatività e individualità, vivere in una società solidale.
 
La società capitalistica provoca l'alienazione dell'individuo, impedendogli di sviluppare le sue potenzialità creative. 
 
Secondo Fromm, la psicoanalisi deve allora mirare a far acquisire consapevolezza delle limitazioni che il capitalismo opera nei confronti della libertà individuale.
 
L'uomo deve recuperare un maggiore contatto con i suoi bisogni istintuali, poiché si è progressivamente allontanato dalla Natura.

 
Nel testo Avere o essere (1976) Fromm contrappone due modalità esistenziali

- Avere= centrata sul desiderio di possesso, egoismo e aggressività;
 
- Essere= basata sulla libera espressione individuale, amore e creatività.
 
 
La società contemporanea non è a misura d'uomo, inoltre la tecnologia lo ha esposto a rischi ambientali ed ecologici.

Fromm evidenziò i punti di debolezza delle teorie di Freud e Marx. Le loro concezioni non riescono a portare delle soluzioni per modificare la condizione umana:
 
- la visione di Freud deve essere contestualizzata all'interno del sistema capitalistico avanzato e tenere conto della determinazione storica e sociale;
 
- la visione di Marx si trascura l'importanza delle sinamiche psicologiche e della personalità individuale nella costruzione dei rapporti sociali.
 
La trasformazione della società può avvenire solo se è accompagnata dalla trasformazione degli individui.
 
 
 

Melanie Klein (1882-1960), psicoanalista austriaca, fornì un contributo importante per la comprensione dei vissuti infantili, attraverso una riflessione originale sul mondo interiore.
 
Condivide la concezione freudiana del dualismo pulsionale, ma ritiene che le pulsioni libidiche debbano essere considerate come un fenomeno mentale (odio e amore).
 
Sposta l'attenzione dai conflitti psichici al mondo interno personale, che si sviluppa attraverso le relazioni con gli oggetti.
 
 
 
NARCISISMO PRIMARIO= è un concetto elaborato da Freud per descrivere una condizione per cui il neonato non distingue tra sè e il mondo esterno; essa cambierà gradualmente con la formazione dell'Io.

Al contrario, Klein ritiene che il neonato sperimenti da subito delle relazioni oggettuali, anche se si tratta di oggetti interni: angosce, fantasie, difese, emozioni, rappresentazioni mentali.
 
Tali oggetti sono collegati ai bisogni fisiologici del bambino:
 
- se essi sono soddisfatti farà esperienza dell'oggetto buono, che coincide inizialmente con la presenza fisica della madre;
 
- se non verrà appagato farà esperienza dell'oggetto cattivo, che coincide con l'assenza della madre.

 
Questa fase è chiamata posizione schizo-paranoide, poichè un unico oggetto viene scisso in due. Il termine "posizione" vuole indicare il permanere di questa modalità di organizzazione, che copre i primi quattro mesi di vita.
 
Successivamente, il bambino scopre che la madre rappresenta le due realtà opposte, gratificante e frustrante
 
Inizia, quindi, la posizione depressiva (fino ai 12 mesi) caratterizzata dalla paura di perdere l'oggetto amato, questa è correlata a impulsi sadici.
Le fantasie sadiche si esprimerebbero nella realtà con azioni tedenti a impossessarsi del corpo materno. Contemporaneamente, nasce il senso di colpa relativo ad aver avuto queste fantasie.

 
Il bambino sperimenterebbe dunque una condizione di ambivalenza, che si rivela essere il fulcro del conflitto interiore.
 
L'oggetto buono è interiorizzato e arrichisce l'Io, ma i sentimenti ambivalenti non si superano del tutto  possono essere riattivati dopo un lutto.
 
 
 
 
Klein individua nel gioco una tecnica che permette la terapia psicoanalitica anche nel periodo che precede lo sviluppo del linguaggio.
Attraverso il gioco il bambino esprime le sue emozioni, timori, desideri, conflitti inconsci.
 
L'analista deve considerare i vari aspetti di esso ed esprimere al bambino l'interpretazione delle sue fantasie in modo diretto, poichè verrà colta a livello inconscio.
 
Attraverso la terapia il bambino può superare i conflitti e controllare i sensi di colpa.

Le riflessioni di Melanie Klein hanno profondamente influenzato l'approcio all'osservazione dei bambini e la realizzazione di tecniche per l'analisi e la terapia infantile.
 
 
 
Nella prima metà del Noveceto, l'analisi esistenziale ha iniziato ad affermarsi come nuovo indirizzo psicologico.
 
Ludwig Binswager (1881-1966), psichatra svizzero, ne definisce i contenuti con l'obbiettivo di cogliere l'individuo nella globalità della sua esperienza.

Nell'ottica dell'analisi esistenziale, il sintomo è l'espressione di una mancata realizzazione, che per essere sanato richiede un'indagine fenomenologico-esistenziale
 
Il paziente viene riconosciuto come individuo autonomo e non come oggetto.

 
 
Nella seconda metà del Novecento si sviluppa anche lo strutturalismo, il quale principale esponente fu William Wunt.
 
STRUTTURA= insieme di elelmenti inteconnessi, in cui singole modificazioni di un fattore si ripercuotono sugli altri e sull'intero sistema.
 
Ogni fenomeno della realtà è quindi interpretato come insieme di relazioni e studiato con lo scopo di individuare le leggi universali, che stanno alla base delle manifestazioni osservabili.




Jacques Lacan
(1901-1981), filosofo e psichiatra francese, vede l'inconscio strutturato come un linguaggio e considera entrambi i sistemi dipendenti dal particolare ordine collettivo in cui sono inseriti.
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tra cultura e istanze psichiche vi è un rappoto di reciprocità
 
 
 
La cultura regola il modo in cui il soggetto realizza ed elabora azioni e al tempo stesso modella la propria cultura mediante l'apporto dei sui contributi psichici.
 
Per studiare la logica dell'inconscio Lacan utilizza il simbolo e fa ricorso alla molteplicità delle conoscenze nei diversi campi dello scibile.

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