PSICOLOGIA - CHE COS'È LA PSICOLOGIA SOCIALE

 

La psicologia sociale è un ambito di ricerca che si è sviluppato dalla prima metà del Novecento.

Studia l'indagine sui comportamenti degli individui nelle loro interazioni con gli altri e l'influenza dei gruppi sociali, delle istituzioni e delle culture sulla singola persona

 

Si tratta della disciplina che studia "i diversi aspetti dell'interazione tra individui, tra gruppi sociali e all'interno di essi fra gli individui, e i sistemi sociali piccoli o grandi di cui fanno parte." (Henri Tajfel)

Essa si trova in stretta correlazione con altre discipline come la sociologia, l'antropologia, le scienze politiche e della comunicazione.

I suoi studi hanno analizzato differenti aspetti della vita sociale dell'uomo, ad esempio la percezione degli altri e di sè, i gruppi e le dinamiche di essi, le istituzioni, ideologie e credenze.

 

Tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, diversi studi affrontarono temi relativi alla psicologia dei fenomeni collettivi

In particolare Wilhem Wundt, Gustave Le Bon e Gabriel Tarde si occuparono di psicologia delle folle.

I primi manuali furono pubblicati negli Stati Uniti, si trattava però ancora di lavori impostati in modo filosofico e non scientifico. Successivamente, vennero influenzati dalla impostazione comportamentista.

TEORIE DEL COMPORTAMENTO= studiano l'agire manifesto dell'individuo, tralasciando le ipotesi relative al mondo interno e alle dinamiche inconsce.

In Europa la psicologia sociale fece più fatica ad affermarsi, l'associazione Europea degli psicologi sociali si costituì soltanto negli anni Sessanta.

Negli ultimi decenni vennero sviluppate metodologie di ricerca più raffinate, che permisero di studiare i campioni di popolazione su vasta scala e di elaborare procedure e statistiche.

Ciò significa che un esperimento è valido solo se è affidabile, cioè se risponde alle funzioni per le quali è stato progettato e se ripetibile.

La psicologia sociale divenne una scienza dell'individuo nella società e si svilupparono ricerche sui gruppi e sull'influenza sociale.

 

Dalla seconda metà dell'Ottocento sorsero alcuni interrogativi sulla psicologia collettiva: gli individui nella folla manifestano comportamenti spesso irrazionali, istintivi e agiscono come contagiati dalla condotta degli altri. 

PSICOLOGIA DELLE FOLLE= si tratta di opere che hanno aperto la strada ai lavori più scientifici di psicologia sociale, che si sarebbero sviluppati successivamente.

 

 

Gustave Le Bon (1841-1931), studioso francese, pubblicò la prima opera che studia il comportamento delle folle, cercando di individuare le loro caratteristiche e le tecniche utilizzabili per guidarle e controllarle.

Secondo Le Bon, quando l'individuo singolo è parte di una folla, mette in atto comportamenti istintivi (meno razionali rispetto a quelli che esprime quando è solo).

 

 

L'analisi ci consegna una folla influenzabile e acritica, nella quale avviene una sorta di contagio e l'individuo agisce come se fosse sotto l'effetto di una suggestione, esasperando le sue emozioni.

"CONTAGIO MENTALE"= fenomeno per cui ogni sentimento e ogni azione si diffondono uniformemente a tutti i componenti della folla (l'interesse collettivo sostituisce l'interesse personale). 

SUGGESTIONABILITÀ= tendenza del singolo a farsi influenzare da ciò che decide la folla (egli non è consapevole di ciò che fa).


la parte irrazionale prevale su quella razionale 


l'affettività è esaltata e la capacità intellettuale momentaneamente ridotta 


è necessario quindi un capo, che possa condurre la folla 

 

 

Freud sosteneva che per capire il comportamento di una folla sia necessario comprendere il comportamento del singolo.

Bisogna cogliere i meccanismi inconsci che stanno alla base del comportamento individuale all'interno di una folla più ampia.

 

Quando la personalità del singolo si annulla l'uomo acquista un senso di potenza, in quanto la folla garantisce l'anonimato. Inoltre, le responsabilità sono talmente suddivise che difficilmente il singolo si sente responsabile in prima persona.

IDENTIFICAZIONE= gli individui nella massa si identificano con gli altri, rinunciando alla propria autonomia e proiettando le qualità ideali sul capo.

La sua origine si trova in elementi inconsci: anche all'interno del comportamento sociale la pulsione non è originaria, ma le sue origini possono essere individuate nelle prime esperienze infantili

MASSA= vasta collettività nella quale è possibile riscontrare una certa omogeneità di mentalità e comportamento, poiché gli individui che ne fanno parte subiscono la stessa influenza. Viene studiata dalla psicologia di massa.

FOLLA= agglomerato ampio di persone fisicamente presenti in uno stesso luogo, che si può trasformare in un insieme di individui uniti tra loro da medesime emozioni e finalità. L'indagine di Le Bon si rivolge a quest'ultima.



Ognuno di noi sviluppa nel tempo una consapevolezza e una conoscenza di sé 

Tale processo avviene attraverso l'osservazione del nostro comportamento e l'autoriflessione, fondamentale a questo proposito è il contatto e il confronto con gli altri.

INTERAZIONISMO SIMBOLICO= teoria che considera i processi di pensiero fondamentali per l'organizzazione e la strutturazione delle azioni e dei comportamenti dell'individuo.

Prende il nome dall'espressione "interazione simbolica" introdotta da Herbert Blumer (1900-1987). 

 

 

Secondo tale modello, l'uomo è un soggetto attivo capace di promuovere la propria condotta e di scegliere tra diverse alternative di comportamento, senza subire passivamente ciò che l'ambiente propone.

 

Blumer venne influenzato da George Herbert Mead, il quale parte dal presupposto che l'individuo non nasca con una personalità predefinita, ma che si formi grazie ai processi di interazione sociale.


L'individuo dunque è un prodotto sociale.

Mead rilevò il carattere simbolico delle interazioni: esse avvengono sempre attraverso simboli, il cui significati sono condivisi all'interno di un gruppo sociale. 

 

Sostiene che l'uomo carichi di significati il proprio ambiente, la propria cultura e proprio oggetti gli altri esseri umani e agisca in base a tali significati 


 la cognizione è connessa all'azione e i processi cognitivi sono visibili durante l'azione

 

SIMBOLO= il significato che ogni stimolo materiale ha per il soggetto quando è in interazione con il proprio ambiente.



Il linguaggio (canale di comunicazione con l'ambiente in cui si vive) va considerato l'elemento essenziale per la formazione e lo sviluppo del sé.

 

 

I bambini apprendono i linguaggi espressivi, i linguaggi di colore e di forma caratteristici della cultura in cui sono nati e il linguaggio degli atteggiamenti e dei valori: come una sorta di vocabolario comportamentale.

= struttura attiva rispetto all'ambiente, un processo sociale di autointerazione in cui l'uomo è capace di organizzare le proprie azioni a seconda di come interpreta le situazioni in cui si trova.

AUTOINTERAZIONE= colloquio interiore con cui è possibile organizzare le proprie azioni. È l'attribuzione di significati a persone ed eventi.


a una stessa situazione può venire attribuito un significato diverso, perché i soggetti hanno un sé differente

 

Le interpretazioni risultano eterogenee perché tali sono la classe sociale, la cultura, l'esperienza familiare degli individui che la effettuano.

 

GESTI= può diventare un simbolo significante in quanto richiama il significato di un intero atto e può segnalare l'inizio di un processo di aggiustamento alla situazione.

I gesti interiorizzati sono simboli significativi: il gesto materiale possiede il medesimo significato per chi lo compie e per chi reagisce a esso.

 

Il si costruisce nel tempo e le interazioni con l'ambiente gli danno forma, è in continua evoluzione. Ha più fasi di sviluppo:

- presentazione: (2 anni) il bambino imita il comportamento dell'adulto, ma questo suo agire non è significativo poiché esso non è ancora in grado di assumere il ruolo dell'altro.

- rappresentazione: è significativo poiché il bambino è capace di assumere l'atteggiamento dell'adulto. Questa fase è fondamentale per lo sviluppo del sé perchè assumendo il ruolo dell'altro significa vedere se stessi come gli altri ci vedono.

In una fase successiva il bambino assume un ruolo all'interno di un gruppo.


Il modello teorico dell'interazionismo si differenzia da altri due paradigmi:

- cognitivista: sottolinea l'influenza che i processi mentali (pensiero, memoria, attenzione) hanno sulla condotta dell'individuo. Riconosce un forte valore dell’autonomia del soggetto ed evidenzia la rielaborazione personale degli stimoli che l'individuo riceve dall'ambiente. 

- comportamentista: pone l'accento sull'importanza dell'ambiente e dell'esperienza per il comportamento: le condotte individuali sono viste come prodotto dell'ambiente. Emerge dunque un'immagine passiva dell'individuo


Le teorie dell'interazionismo simbolico sono state accolte con entusiasmo proprio perché sottolineano la libertà e la responsabilità dei soggetti. Esse non si basano sugli individuo, ma sui modelli di relazione tra i singoli e sottolineano l'interdipendenza tra le persone, anziché il loro reciproco isolamento. 

 cognitivista→ processi mentali

comportamentista relazioni tra stimoli osservabili e risposte comportamentali

interazionista simbolico modo in cui un individuo mette insieme sequenze di azioni


Harry Stack Sullivan (1892-1949), psicoanalista americano, definisce il sé come l'immagine che ognuno di noi ha di sé stesso.

Tale concezione comincia a formarsi già durante la prima infanzia.

 ↓

Quando il bambino riceve attenzioni positive sperimenta un senso di "io buono", al contrario svilupperà un senso di "io cattivo"

 

Ritiene che proprio durante i primi 6 anni di vita si formino le inclinazioni fondamentali all'amore o all'odio verso se stessi, che influenzeranno lo stile di vita dell'individuo. 

Il concetto di sé non è un'immagine statica né stabile nel tempo. → Esso cambia in relazione ai rapporti sociali: gli altri fungono da specchio, ossia rimandano ciò che pensano di me e di conseguenza le loro opinioni influenzeranno le mie. Siccome i rapporti sociali cambiano spesso nella vita, anche l'immagine di sé è dinamica

Impariamo quindi a conoscerci attraverso le reazioni altrui ai nostri comportamenti, mediante le loro opinioni su di noi, questa consapevolezza è principalmente basata sulle relazioni interpersonali.

Un altro modo per ottenere informazioni su noi stessi è, secondo Sullivan, quello del confronto sociale.


Ci sentiremo inferiori stando di fronte a una persona che riteniamo superiore e avremo un'opinione migliore di noi stessi se a contatto con persone che non stimiamo. 

I giudizi altrui sono soggetti a una continua interpretazione, di conseguenza l'immagine di sé finisce spesso per contrastare con le opinioni altrui. 


AUTOPRESENTAZIONE= modo in cui una persona si presenta agli altri, l'immagine che dà di sé. 

Quando l'individuo fuoriesce dai suoi schemi può scatenare negli altri relazioni non previste, in questi casi si manifesta frustrazione. 

AUTOCONSERVAZIONE= meccanismi inconsci che cercano di mantenere stabile la rappresentazione di se stessi.

Quando un individuo si crea uno schema coerente di se stesso lo utilizzerà per elaborare le informazioni in arrivo: le informazioni conformi saranno elaborate più rapidamente di quelle non conformi, in questo modo lo schema di sé si mantiene nel tempo

L'efficacia di una persona nella gestione della vita sociale spesso dipende dalla capacità di indurre gli altri ad aderire a modelli convenzionali vincenti. 

SCHEMI SOCIALI= strutture cognitive che semplificano la realtà e guidano la costituzione di nuove conoscenze. Fra di esse vi sono i cosiddetti copioni, ovvero gli schemi sociali relativi agli eventi: contengono informazioni sulla sequenza di eventi che si verificano nelle situazioni di vita sociale.


AUTOMONITORAGGIO= capacità delle persone che rivolgono l'attenzione principalmente all'esterno. Esse sono dei potenziali leader, ma se esasperata può essere sintomo di mancanza di un senso di identità forte.

AUTOCONSAPEVOLEZZA= capacità delle persone che rivolgono l'attenzione principalmente alla propria interiorità. Esse danno un'immagine di se stessi più fedele, ma mettere in discussione la propria parte interiore comporta dei rischi, come aspetti della personalità difficilmente accettabili.



Ulric Neisser (1928-2012), psicologo tedesco, sostiene che esistano diversi sé perché diverse sono le influenze subite dal bambino durante il periodo di sviluppo.

Per la costruzione del sé, egli ritiene fondamentale l'interazione dell'individuo con l'ambiente ecologico, interpersonale e sociale:

- sé ecologico= deriva dall'interazione con l'ambiente fisico, l'individuo è la persona che qui e ora sta svolgendo una particolare attività. Esso ha origini precoci: pare che già a 3 mesi il bambino percepisca lo stesso tipo di mondo che percepiscono gli adulti (soggetti distinti, solidi, permanenti, di cui il proprio sé è uno);

- sé interpersonale= è il risultato delle interazioni con altre persone, nelle quali l'individuo riesce a percepire gesti, parole, espressioni del suo interlocutore. Tra i 2 e i 4 anni, imparerà che gli altri non partecipano soltanto, ma hanno credenze, intenzioni, sentimenti propri. Acquisisce, cioè, una teoria della mente;

- sé esteso= è basato principalmente su quanto l'uomo ricorda della propria storia personale. L'amnesia è la patologia per eccellenza del sé esteso;

- sé privato= emerge quando il bambino si rende conto di essere l'unico a provare certe emozioni in determinate situazioni. Tale consapevolezza si manifesta attorno ai 4 anni;

- sé concettuale= è il contenitore degli altri quattro sé: contribuisce a tenerli insieme formando un'immagine di se stessi omogenea e coerente. È l'idea che abbiamo di noi stessi, grazie al feedback che ci rimandano gli altri. 


Kurt Lewin (1890-1947), profugo ebreo proveniente da Berlino e membro della Gestalt, viene considerato il padre della psicologia sociale moderna per i suoi studi sul rapporto tra individuo e contesto sociale.

Fu il primo a sviluppare una teoria generale del comportamento sociale umano. Ampliando le teorie della scuola della Gestalt, sulla percezione, elaborò la teoria del campo.

TEORIA DEL CAMPOdescrive la realtà psichica nei termini di un sistema dinamico comprensivo di persona e ambiente reciprocamente interdipendenti.

CAMPO= si riferisce a un sistema globale di forze in movimento le cui leggi non dipendono dagli elementi presenti nel campo stesso, ma dalle loro relazioni.

 

Il fulcro della sua teoria del campo è l'idea che la rappresentazione del mondo giochi un ruolo fondamentale nelle azioni degli esseri umani.

Dalla sua esperienza nelle trincee, durante la Prima guerra mondiale, ricavò la convinzione che il modo in cui un individuo costruisce il mondo intorno a sé può variare in funzione dei suoi bisogni e scopi interni

interpretazione→ contingenza

 

Lewin considera il mondo psicologico come un campo costituito da una totalità di fatti, coesistenti e reciprocamente interdipendenti: la persona (P) e l'ambiente (A).

Persona e ambiente vanno visti come un solo campo, in cui l'individuo è modificato dall'ambiente e viceversa. 

Il comportamento (C) è funzione della persona e dell'ambiente:

C= f (P, A) 

Per Lewin, quindi, l'ambiente psicologico è l'insieme di oggetti, persone, attività, o anche situazioni presenti o future, con cui l'individuo è il rapporto in forma più o meno consapevole in un momento dato. 

 

Gordon W. Allport (1897-1967), psicologo statunitense, insieme a Henry Odbert, ha elaborato una teoria della personalità mettendo al centro i tratti

TRATTI= caratteristiche della personalità che rimangono stabili nel tempo e determinano i comportamenti individuali. Allport individua tre diverse tipologie:

- cardinali= sono quelli che influenzano ogni azione individuale, poiché riguardano disposizioni molto pervasive della personalità;

- centrali= sono disposizioni che emergono in una serie di situazioni;

 

- secondarie= sono meno evidenti ma possono emergere in diverse situazioni. 

Riconosce dunque l'importanza della situazione in cui l'individuo si trova ad agire


PERSONALITÀ= struttura dinamica che si costruisce grazie all'interazione con l'ambiente e costituisce una forma di adattamento individuale adesso. 

Le intenzioni svolgono un ruolo fondamentale: ciò che una persona progetta permette di capire come si comporterà nel presente

Allport analizza, quindi, l'atteggiamento verso il futuro. Non fa dipendere la personalità dal passato. 

Egli sottolinea l'unicità di ogni individuo. Non parla di "sé" ma di "proprio", concetto che racchiude il senso del corpo, l'autostima, l'identità, lo stile cognitivo e tutti gli elementi che identificano la personalità dell'uomo. 

Ritiene che il Proprio non é innato, ma si sviluppa nel tempo, contenitore di atteggiamenti e intenzioni future. È un elemento intrinseco alla personalità.


TEORIA DELL'AUTONOMIA FUNZIONALE DEI MOTIVI= certi comportamenti si consolidano nel tempo per ragioni diverse da quelle che li hanno originati. Il comportamento diventa stile di vita perché ripetuto più volte. 

Il bambino è espressione di fattori ereditari ed è guidato dalle pulsioni. L'adulto è ciò che fa e desidera

Le teorie di Allport sono state oggetto di diverse critiche. In particolare, il concetto di "tratto" e l'ereditarietà dei tratti non sembrano suffragati da studi e risultati sufficientemente ampi. 

All'autore va comunque riconosciuto l'introduzione di nuovi termini, in un'epoca in cui la psicoanalisi rappresentava l'indirizzo di studi dominante in psicologia sociale di aver affrontato temi di cui ancora non si parlava, come la suggestione e il pregiudizio.

Commenti