PEDAGOGIA - JOHANN HEINRICH PESTALOZZI


Johann Heinrich Pestalozzi (1746-1827), fu un pedagogista, nato nella Svizzera tedesca, nell'età compresa tra l'età dei Lumi e Romanticismo.

A soli 5 anni rimase orfano di padre e fu allevato dalla madre, dalla domestica e dal nonno paterno.

Con Anna Schutthess, sua moglie, avviò l'impresa agricola di Neuhof (1769), un istituto per ragazzi poveri che forniva un'istruzione elementare e preparava al lavoro.

 
 
Nei successivi anni, sviluppò una personale teoria educativa, che si radicava sul pensiero di Rousseau, ma se ne distanziava in più punti.

La lettura dell'Emilio aveva inciso profondamente sul pensiero di Pestalozzi, tanto che annotò i progressi del figlio seguendo la sua pedagogia.


Tra il 1781 e il 1785, l'educatore zurighese pubblicò il suo romanzo pedagogico più famoso, Leonardo e Gertrude, in cui segue l'esempio dell'Emilio, basandosi però su una collettività:
 
il villaggio di un immaginario paese di campagna è proprietà di un feudatario ed è governato in modo dispotico dal podestà (autorità oppressiva).
Tra i popolani c'è il protagonista, Leonardo (debolezza umana), che reagisce ai suoi soprusi abbandonandosi al vino e all'ozio. A salvarlo sarà sua moglie Gertrude (funzione educativa trainante) e cacciato il malvagio podestà, giunge in paese un saggio maestro (potere politico che si occupa dei cittadini) che, con la sua opera, contribuisce a riportare ordine e pace nella piccola comunità e garantirne il benessere. 
Tutti i personaggi principali hanno, quindi, un evidente significato pedagogico

 
 
L'apporto più originale di Pestalozzi riguarda il ruolo educativo della madre e il valore degli affetti. Perciò, egli si può dire figlio del Romanticismo, in quanto esalta la madre come educatrice e la forza dei sentimenti. 

Laddove in precedenza la dolcezza e la tenerezza delle mamme erano state svalutate, Pestalozzi indicò come profondamente educativo il modello femminile e mostrò l'importanza dell'attaccamento materno per il sano sviluppo emotivo e morale dei figli
 


Un bambino privo di madre andava incontro a una deprivazione, cioè una carenza affettiva potente. Per questo motivo egli era contrario ai brefotrofi, perché luoghi solo di assistenza nei quali non c'era il calore materno: anziché punirle, lo Stato doveva tutelare le ragazze madri. 


Nel romanzo Leonardo e Gertrude l'altro grande protagonista, oltre alla figura femminile, è il popolo. Pestalozzi aveva piena coscienza della necessità di educare il popolo e, per questo, dedicò tutta la sua vita principalmente all'educazione dei ceti più modesti.

 
Egli credeva che alla nascita l'uomo non avesse nessuna morale, ma la capacità di acquisirlaIl fine dell'educazione è dunque il raggiungimento della perfezione etica.
 

Il bambino prima intuisce il bene (cuore), poi lo compie (mano) e infine lo comprende appieno (mente).



Se l'uomo è costituito da mente, cuore, mano (intelligenza, volontà, capacità manuali) tutte e tre le facoltà vanno coltivate insieme

 
 
La sua pedagogia mirava allo sviluppo di tutte le facoltà umane assegnando però il primato al cuore, ovvero all'educazione morale

Osservazione e attività erano chiamate a precedere definizioni e parole: l'esperienza diretta dell'ambiente fondava l'attività cognitiva, mediante l'intuizione delle cose. 

In questo modo egli sposava una tipica concezione romantica: ragione più sentimento. 


Nel 1805, Pestalozzi aprì l'ultima e più celebre delle sue istituzioni educative quella di Yverdon

Qui diede vita ha un'esperienza di coeducazione, cioè di educazione in partita in comune, tra allievi poveri e benestanti e mise appunto il proprio metodo (dedicando grande spazio anche agli esercizi fisici e alle attività ludiche).
 
Nel 1825, dopo aver chiuso la scuola, scrisse l'ultima sua grande opera, significativamente intitolata, Canto del cigno, nella quale si addossò tutte le colpe dei fallimenti dei suoi istituti.

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