PEDAGOGIA - L'UTOPIA PEDAGOGICA ILLUMINISTA E IMMANUEL KANT

Per disporre di una visione ad ampio raggio del dibattito circa i metodi e le finalità dell'educazione é necessario capire il nuovo modo di concepire l'uomo e la sua educabilità, tema a cui l'Illuminismo diede enorme importanza.

Le ricadute segnarono a livello pedagogico-culturale una decisa rottura con la tradizione religioso-caritativa dei secoli precedenti.

Se l'Illuminismo ebbe certamente un ruolo di primo piano nel promuovere la diffusione dell'istruzione popolare, le posizioni dei singoli pensatori furono piuttosto ambigue e talora incoerenti.

È nota la fiducia degli illuministi nella ragione, considerata come strumento cognitivo per eccellenza, in grado di scegliere coscientemente ciò che é buono e conveniente. 

Per questo, l'intelletto andava esercitato, allenato alla criticità, in modo che l'inidividuo potesse partecipare attivamente all'opinione pubblica, unico antidoto al potere assolutistico


Immanuel Kant (1724-1804), filosofo tedesco, nel suo testo "Risposta alla domanda: che cosa é l'Illuminismo?" (1784), in apertura esclamava "sapere aude" (abbi il coraggio di sapere). 

Sosteneva che la cultura dei Lumi rappresentasse "l'uscita dell'uomo da quello stato di minorità imputabile a se stesso".

L'uso consapevole dell'intelligenza dipendeva quindi dall'uomo, ma lo Stato aveva il compito di offrire a tutti i suoi membri la possibilità di imparare a utilizzarla.

 

 

Era opinione diffusa che il sistema vigente durante l'Antico Regime potesse essere mutato solo gradualmente attraverso riforme dall'alto. Per questo motivo, il potere politico era invitato a procedere con cautela nella diffusione dell'istruzione popolare, per evitare traumatiche rotture degli assetti sociali.

 

Denis Diderot (1713-1784), nel suo Essai sur les études en Russie (1813-4), sosteneva che "un contadino che sa leggere e scrivere può essere oppresso più difficilmente di un altro".

Per questo invitava i legislatori a fare in modo che la professione sia abbastanza stimata da non essere abbandonata

Non dissimile era stato il giudizio di Charles de Montesquieu (1689-1755), che attribuiva all'autorità morale delle leggi il compito di sovrintendere all'istruzione del popolo, dato che l'unica forma di controllo e di limitazione nei confronti del potere era proprio un popolo istruito e informato

 

Gaetano Filangieri arrivò a prescrivere l'istruzione obbligatoria e gratuita per tutti in nome della formazione di un'opinione pubblica critica e libera

L'istruzione popolare era considerata un valore da economisti, quali Robert Turgot e Adam Smith e da alcuni ministri dei sovrani illuminati. 



Montesquieu fu colui che, con maggiore chiarezza, individuò il legame esistente tra il modello educativo di uno stato e il tipo di governo che lo regge.

In Lo spirito delle leggi (1748), egli indicò:

- nella paura il fondamento dell'educazione in partita nelle tirannie;

- nell'onore la base dell'educazione nelle monarchie

- nella virtù il perno di quella repubblicana. 

 

Egli pensava l'educazione repubblicana come l'unica capace di garantire la formazione completa dell'uomo, educato in virtù della felicità propria e di quella della patria. 

 

Poco più di vent'anni dopo si cominciò a riflettere, in tutta Europa, sul concetto stesso di patria

Filosofi come Montesquieu, Rousseau, e Claude-Adrien Helvétius arrivarono a sostenere che le idee di patria e di cittadino non potevano esistere all'interno di stati governati da un solo uomo

Il modello a cui aspirare, seppure assai idealizzato, divenne quello della neonata Confederazione degli Stati Uniti d'America, che nel 1776 si costituì nella prima vera repubblica moderna

È interessante notare che Russeau ed Helvétius arrivarono a formulare le loro teorie politiche più avanzate non all'interno di trattati politici o filosofici, ma in opere educative

 

Gaetano Filangieri (1753-1788) fu l'intellettuale che scrisse La scienza della Legislazione

I primi quattro volumi uscirono tra il 1780 e il 1783, mentre il quinto rimase incompiuto, a causa della morte dell'autore.

Il presupposto di partenza era che l'unico modo, per fondare un sistema scolastico efficiente, era quello di dotarlo di un codice organico di leggi. 

Infatti, egli dedicò un intero volume, il quarto, alle leggi che riguardano l'educazione, i costumi e l'istruzione pubblica (1785).

 

 

Filangieri considerava l'istruzione soprattutto come una questione politica ed etica, perciò riteneva la conoscenza della pedagogia uno strumento indispensabile per contribuire alla "felicità" dell'individuo e della collettività

Il suo modello educativo può essere considerato come un progetto di formazione unitaria, composto di tre parti:

- l'educazione pubblica;

- l'educazione dei costumi;

- l'istruzione pubblica.

 

Mirava a formare un cittadino responsabile, non solamente grazie alla permanenza a scuola, ma con tutto ciò che costituiva un mezzo di orientamento dell'opinione pubblica.

L'educazione pubblica, rivolta a tutti i giovani tra i 5 e i 18 anni, avrebbe fornito loro, sia la cultura di base, sia la conoscenza di una professione manuale, per i ceti meno abbienti. e l'avviamento ha un mestiere intellettuale, che poteva essere completato accedendo all'università, per i più ricchi. 

Questa prima forma di istruzione, che durava complessivamente 13 anni, era obbligatoria per tutti, con la sola differenza che, nel caso delle classi più povere, era a carico dello Stato e avveniva in scuole diurne. Mentre quella dei ceti più ricchi, a pagamento, prevedeva la permanenza all'interno di collegi. 

Immaginava anche, per i poveri più meritevoli, il passaggio nelle scuole dei ricchi grazie a borse di studio erogate dallo Stato.


 

Una volta adempito l'obbligo scolastico, la formazione del cittadino doveva proseguire per mezzo dell'educazione dei costumi, in modo tale da promuovere la nascita e lo sviluppo di una nuova idea di cittadinanza

Questa funzione era attribuita alle leggi.

 

L'obiettivo era, da un lato, portare tutti alla conoscenza del funzionamento dello Stato e, dall'altro, instillare nell'opinione pubblica l'amore per la patria e il desiderio di lavorare per il bene della nazione.


La terza forma di educazione era l'istruzione pubblica e comprendeva, oltre alle università, anche le accademie, la Stampa e le belle arti. 

Essa era volta, sia a favorire la ricerca e le innovazioni in tutti i campi della scienza, sia a diffonderne i risultati nell'intera collettività, rendendoli così davvero utili. 

Il progetto filangeriano indicava nell'istruzione e nell'educazione altrettanti diritti che, per essere rispettati, avevano bisogno di essere prescritti per legge. 


Immanuel Kant (1724-1804), filosofo tedesco, sottolineó il valore dell'attività conoscitiva dell'individuo.

Egli affermava che il mondo non è una realtà preordinata che si impone al nostro intelletto, ma è ordinato dall'attività originaria del soggetto, ovvero al suo pensiero.

Vede quindi nell'esperienza l'origine dell'attività cognitiva.

Divideva però il campo dell'esperienza in due ambiti diversi e non comunicanti fra loro:

- conoscenza (circoscritta dal mondo dei fenomeni);

- esperienza morale (introduce al noumeno/"regno dei fini").

La conoscenza può essere strutturata nelle categorie dell'intelletto e dell'agire, determinate dall'impulso della legge morale.

Per Kant, il fine dell'educazione coincide con la formazione morale dell'individuo

Il presupposto per la moralità è la libertà, soltanto un uomo libero può essere morale.


Nel suo saggio pedagogico Sulla pedagogia (1803), Kant delinea un modello pedagogico e distingue l'educazione:

- fisica ("quella che l'uomo ha in comune con gli animali, ossia l'ammaestramento");

- pratico-morale ("quella che riguarda la cultura che insegna all'uomo a vivere come ente libero").

L'educazione morale ha per oggetto la formazione della personalità, si articola in tre momenti distinti e successivi:

- meccanica cultura scolastica= basata sull'apprendimento delle nozioni base;

- cultura pragmatica= "riguarda la prudenza";

- cultura morale= concerne la moralità.


Kant non condivise l'impianto pedagogico rousseauiano.

 

Per Rousseau l'educazione è rispetto dei vincoli naturali, per Kant consiste nel dominio di essa.

Però il filosofo tedesco dedicò grande peso alle pratiche di puericultura e sosteneva che la prima educazione dovesse essere negativa.


Lo scopo dell'educazione è l'acquisizione della capacità da parte della ragione di fare da guida al comportamento.

Tutto, infatti, deve concorrere alla realizzazione della "cultura dell'animo", che coincide con la componente fisica e fisiologica delle facoltà intellettuali e spirituali.

In seguito si passa all'educazione delle facoltà cognitive, che distingueva in inferiori (i sensi, l'immaginazione, la memoria) e in superiori (intelletto, ragione e giudizio). Esse devono essere coltivate insieme.

Kant distingueva poi la cultura generale in fisica e morale. Sottolineava la responsabilità delle proprie scelte e azioni. Suggeriva di adottare il metodo socratico, basati sull'interazione continua tra docente e allievo.

Si concentrò quindi sulla formazione morale, intesa come la capacità del soggetto di scegliere autonomamente tra il bene e il male.

Molta influenza avrebbe il modo in cui i genitori fanno scoprire al bambino i sentimenti del piacere e del dolore, in quanto hanno immediate ripercussioni sulla formazione del carattere.


Kant individua alcune delle qualità fondamentali che è opportuno sviluppare nei giovani:

- obbedienza= all'autorità assoluta dell'educatore e la sottomissione a una volontà riconosciuta ragionevole e buona;

- sincerità (l'essenza del carattere);

- socievolezza (per preparare i ragazzi alla vita sociale);

- un'istruzione adeguata all'età e agli interessi degli allievi (per promuoverne la saggezza).


Obbiettivi dell'educazione pratica kantiana sono:

- disciplina= impedire che l'animalità insita in ognuno di noi a metta a tacere l'umanità;

- cultura= l'istruzione e l'abilità utili nel corso della vita;

- prudenza= "l'arte di applicare l'abilità alla ragione per conseguire i prorpi fini";

- moralità= capacità di perseguire sempre la virtù.

Per Kant, l'educazione non può porsi soltanto obbiettivi immediati, anzi contiene alcuni messaggi utopici:

- promuovere la coscienza dell'ugualianza;

- ispirare un sentimento umanitario universale;


L'intero impianto dell'opera contiene il più chiaro attestato di fiducia nella potenzialità dell'educazione: l'uomo non può diventare vero uomo se non attraverso essa.

In questo modo Kant enuncia quello che era il proggetto educativo dell'Illuminismo più maturo, secondo cui l'educazione doveva avere un "carattere mondiale".

Dimostrando che l'educazione non risponde ai principi immutabili per tutti i luoghi e tempi, ma è un percorso di crescita e di miglioramento che riguarda tutta l'umanità.

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