Nel corso del Settecento, in Europa, ebbe luogo un intenso dibattito sui metodi e sui fini dell'educazione e dell'istruzione.
Tale dibattito determinò il ripensamento di molte delle pratiche sino ad allora utilizzate e una revisione dell'organizzazione e della gestione delle scuole.
Ciò contribuì al superamento delle pratiche pedagogiche tipiche dell'Antico Regime.
Uno dei fattori più importanti fu l'affermarsi di una diversa concezione delle facoltà cognitive dell'uomo.
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nuova idea del funzionamento della mente e delle capacità di apprendimento
Le nuove teorie misero in crisi il tradizionale innatismo (l'uomo è nato con alcune idee già impresse nella mente).
La migliore conoscenza dei processi mentali dell'essere umano portò a individuare l'origine della conoscenza nell'esperienza e nelle capacità sensoriali e intellettive dell'individuo.
EMPIRISMO= corrente filosofica secondo la quale l'uomo per crescere e svilupparsi ha bisogno di poter conoscere il mondo per mezzo dell'esperienza.
Fu importante anche il contributo nella ricerca medica che diede ulteriore impulso agli studi sull'uomo e sui suoi meccanismi fisiologici e psichici.
Per la prima volta, la differenza tra adulto e bambino diventa nota e l'infanzia viene riconosciuta come un'età con prerogative peculiari.
La psicologia cominciava a considerare il bambino come una tabula rasa, ovvero in quanto essere dotato unicamente dei sensi per conoscere il mondo e privo di qualunque idea innata.
L'infanzia così ad essere pensata non più come un'età imperfetta, ma come la fase della vita da destinare all'apprendimento, data la grande facilità ad assimilare i nuovi stimoli.
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diventa una tappa fondamentale nello sviluppo di un individuo
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la tutela della salute costituiva la migliore garanzia per la loro sopravvivenza
Queste nuove concezioni portarono a un aggiornamento dei metodi di insegnamento e dei programmi scolastici.
Il dibattito fu molto acceso in quanto era evidente che, dietro alla scelta delle materie e dei metodi, c'era anche un nuovo modello di cittadino.
Per questo la riflessione sull'educazione intellettuale suscitò l'interesse di tutti i pensatori che si occupavano di educazione. Per educazione intellettuale si intendevano all'epoca i contenuti specifici dell'istruzione.
I bambini che imparavano i rudimenti della cultura a scuola erano ancora pochi, in quanto i ricchi erano seguiti dai precettori, mentre le classi più umili frequentavano scuole affollatissime.
Solo superando fortissimi resistenze si cominciò a utilizzare la lingua volgare nella prima alfabetizzazione. A livello di istruzione secondaria invece il latino continua a rappresentare la materia più importante.
Le discipline umanistiche conservarono un peso maggiore rispetto alle scienze esatte.
Base di tutta l'istruzione rimaneva la religione, considerata il fondamento di ogni forma di conoscenza.
John Locke (1632-1704), uno dei massimi filosofi inglesi, anticipò l'immagine dell'infanzia che poi sarebbe diventata corrente nel secondo Settecento.
Fu filosofo, cultore di medicina, consigliere politico, uomo d'affari. Una personalità dai tratti eclettici che lasciò un segno profondo nella storia delle idee.
Viene considerato uno degli iniziatori del pensiero illuminista e teorico della filosofia politica liberale, svolse in più circostanze anche l'incarico di precettore.
Fu un empirista, amico di Isaac Newton, negò l'esistenza di idee innate, affermando invece che vi sono solo quelle originate dall'esperienza sensibile.
Condusse una serrata analisi del modo in cui le idee, nate dai sensi, si associano tra loro dando vita alla conoscenza.
Se non esistono idee innate, i bambini nascono privi di qualunque conoscenza, si recupera quindi la pedagogia dell'abitudine: è importante avviare presto i bambini alle giuste esperienze per far sì che le facciano proprie.
La volontà dell'uomo in sé non è né buona né cattiva. → La filosofia e la pedagogia esulano dal discorso teologico. → Se con la ragione non si può arrivare a Dio, la morale non si basa più sulla finalità religiosa.
Il bene morale diviene l'utile, ciò che è giusto per il singolo è necessario per la collettività.
Egli fu liberale in politica, sostenne la libertà di pensiero e il valore primario della conoscenza dell'individuo.
Il fine dell'educazione non è più individuato nel raggiungimento della perfezione cristiana, bensì nella felicità mondana ragionevolmente costruita.
Locke tuttavia non negava il valore della fede religiosa, anzi si professava cristiano.
Distingueva tra fede e ragione, concependo la vita associata secondo ragione, dunque in forma laica e spostando la dimensione della fede nella sfera della scelta personale.
Nel 1693 Locke pubblico una raccolta di "pensieri sull'educazione", un'opera diffusa in tutta Europa e in America, che per circa un secolo rappresentò un ineludibile punto di riferimento.
Il testo è denso di critiche al sistema educativo del tempo:
- lamentava l'inutilità dell'apprendimento del latino e del greco (solo formalmente appresi)
- contestava l'efficacia dei metodi grammaticali nell'insegnamento delle lingue
- l'estraneità dei contenuti scolastici rispetto alla realtà delle cose
- la scarsa qualità dei docenti
Egli auspicava invece l'ampliamento dell'insegnamento della lingua nazionale e del francese (la lingua ha più ampia circolazione internazionale del tempo).
Sollecitava poi la buona conoscenza della geografia e delle discipline matematiche e fisiche.
Si dichiarava favorevole a una salda formazione etica, fondata anche sui classici dell'antichità.
Mise appunto l'avanzato progetto di un'educazione moderna, rivolta però ai figli della gentry (la piccola aristocrazia terriera) e della borghesia d'affari e commerciale.
Ai figli di questa nuova classe dirigente Locke indirizzò la sua opera che mirava a formare il gentleman.
Fine dell'educazione è l'acquisizione di salde abitudini morali, che consentano al giovane di sapersi comportare correttamente nella società.
L'educazione alla saggezza ha il primato sull'istruzione, così come la famiglia ha il primato sulla scuola. In casa si acquisiscono le virtù morali.
L'educatore rappresenta la legge alla quale l'allievo è tenuto a sottomettere la propria volontà, per sapere agire e decidere in forma autonoma più avanti.
Le punizioni fisiche non si addicevano a un gentiluomo, meglio usare lodi e rimproveri facendo leva sul senso dell'onore del fanciullo.
Locke si inserì nel movimento realista che insisteva sull'importanza della lingua materna e delle lingue moderne, nonché delle discipline scientifiche e sociali.
L'utilitarismo di questo filosofo lo allontanava dal progetto pansofico di Comenio.
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